VITAMINA D Sotto questo nome si raccolgono le molecole liposolubili D1, D2, D3, D4 e D5. Sono particolarmente importanti le forme D2 (ergocalciferolo) e D3 (colecalciferolo). Pesci grassi, uova, fegato e carni rosse sono fra i pochi alimenti a contenerne quantità apprezzabili. Assumiamo la vitamina D2 -di provenienza vegetale- sostanzialmente attraverso l’alimentazione. La vitamina D3, invece, può essere sintetizzata autonomamente anche dal nostro organismo. L’esposizione all’energia radiante del sole di una forma ridotta di colesterolo presente nella nostra pelle genera vitamina D coprendo dal 50 al 90% del nostro fabbisogno. Entrambe le forme sono inerti e vengono trasformate nella forma biologicamente attiva –il calcidiolo- da fegato e reni.
Utile a sostenere gli impatti nello sport
DENSITÀ OSSEA. La vitamina D è famosa soprattutto per la sua funzione di regolazione del metabolismo di calcio e fosforo e per la salute delle ossa. Alcuni sport presuppongono frequenti impatti, come la corsa, il pugilato e i vari stili di lotta. Le sollecitazioni esercitate sullo scheletro tendono naturalmente a far aumentare la densità minerale ossea. Attraverso la traspirazione, tuttavia, l’organismo perde piccole quantità di calcio. Se a questo si associa una carenza anche lieve di vitamina D può aumentare il rischio di fratture da stress –specialmente a carico del femore- in atleti di tutti i livelli e di tutte le discipline. Un adeguato apporto di questo micronutriente è quindi importante per chiunque e soprattutto per gli atleti, che devono sopportare frequenti sollecitazioni scheletriche.
Rallenta il catabolismo e favorisce l’aumento di forza
COMPOSIZIONE CORPOREA E PRESTAZIONI. Negli ultimi anni sono emerse evidenze che essa favorisca un miglioramento della composizione corporea e delle prestazioni atletiche in generale. Le fibre muscolari di tipo II, coinvolte nel mantenimento dell’equilibrio e nella contrazione rapida, ospitano molti recettori per la vitamina D. Essa produrrebbe un aumento nell’espressione della forza e un rallentamento del catabolismo muscolare. Negli sport aerobici, un buon livello di vitamina D contribuisce ad abbassare la frequenza cardiaca e ad ossigenare i tessuti.
La forma D3 è la più adatta all’integrazione
CARENZA. Molti studi evidenziano una carenza diffusa in diverse zone del mondo, anche fra gli sportivi. Livelli plasmatici inferiori a 20 ng/ml sono associati ad una deficienza. Spesso i sintomi di questo deficit vengono difficilmente ricondotti alla causa. Le conseguenze sulle prestazioni possono essere una minore forza muscolare o uno stallo nel processo di acquisizione della forza, una minore intensità di allenamento e una maggior sensazione di fatica. Può provocare anche un aumento dei disturbi infiammatori, delle infezioni intestinali e delle alte vie respiratorie. Oltre al già citato rischio di fratture da stress, inoltre, può provocare dolori articolari a livello delle cartilagini e una debolezza ossea generalizzata.
SUPPLEMENTAZIONE. In caso di una comprovata penuria di questo pro-ormone è possibile sopperire tramite un integratore. La forme D3 sembra essere quella più biodisponibile e quindi più indicata. Occorre però non superare il limite di tossicità. Un’assunzione eccessiva può comportare infatti nausea, vomito, calcoli renali e calcificazioni tendinee fino anche a disturbi psicologici e aritmie cardiache. Il rischio di tossicità insorge quando la concentrazione plasmatica supera i 50 ng/ml.
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