CARNITINA

luglio 10, 2020
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La carnitina fa parte insieme alla creatina e la carnosina della classe dei prodotti amminoacidi non proteici: la struttura di queste molecole è costituita da amminoacidi, ma non entra nella composizione delle proteine.

Non è una molecola essenziale e può quindi essere sintetizzata nell’organismo ma la biosintesi endogena copre solo il 20-25% della quota circolante, mentre il restante 75-80% proviene dalla dieta.

Gli alimenti come carne e fegato di manzo sono quelli con il più alto contenuto, mentre il latte di mucca e alcuni cereali come grano e riso forniscono un apporto di gran lunga minore; è praticamente assente in frutta e ortaggi.

La sua funzione nel corpo è quella di contribuire alla trasformazione degli acidi grassi in energia. Questi dopo l’assorbimento arrivano nella cellula per essere bruciati nel mitocondrio, all’interno del quale possono accedere soltanto attraverso il legame con questa molecola che funge da trasportatore per attraversare la membrana mitocondriale: senza carnitina in effetti non sarebbe possibile ossidare i grassi.

Ma considerato che l’organismo è in grado di produrla, ed essendo alcuni alimenti una buona fonte, quando potrebbe essere utile l’integrazione?

Trattandosi di una sostanza presente soprattutto in prodotti di origine animale, e considerato che la sua sintesi endogena avviene a partire da lisina e metionina, due amminoacidi cioè essenziali,  i soggetti che seguono un regime alimentare vegano potrebbero andare incontro a un deficit di carnitina; nei vegetariani la carenza sembra meno critica: alcuni studi evidenziano che nei vegetariani la concentrazione plasmatica di carnitina è inferiore di circa il 10% rispetto a quella di soggetti con dieta onnivora.

Il regime alimentare ne influenza la disponibilità nell’organismo anche perché micronutrienti come vitamina C, ferro, piridossina e niacina sono necessari per la sua sintesi: una conferma del concetto secondo il quale, con una alimentazione varia ed equilibrata, molti integratori non sono necessari.

Per inciso quindi, premesso che l’assunzione di carnitina potrebbe sicuramente essere utile nei vegani e nei vegetariani sarebbe importante verificare se potrebbe dare qualche beneficio a chi ha una alimentazione onnivora.

Appurato che la carnitina consente il passaggio dei lipidi a catena lunga all’interno dei mitocondri, e dal momento che l’ossidazione dei lipidi produce energia, si è ipotizzato che la sua assunzione potesse migliorare le prestazioni o favorire il dimagrimento.

In realtà, non sembrano esistere studi validi che documentino un miglioramento nelle prestazioni, né un incremento del consumo energetico con una supplementazione di carnitina.

È vero che in questi soggetti è stato osservato un maggior consumo di trigliceridi, ma ciò avviene contemporaneamente ad una riduzione dell’utilizzo di zuccheri, al netto del quale il consumo calorico rimane invariato.

 

Per sintetizzare questo prodotto sembra non avere senso come “integratore funzionale” utile a migliorare prestazioni o dimagrimento, ma solo nella pura accezione di integratore, ovvero la sua utilità è circoscritta ai casi di ridotta assunzione con la dieta o carente sintesi endogena.

Può risultare a questo punto deludente la mancata classificazione come molecola magica.

 

Tratto dal libro “Alimentazione, integrazione e composizione corporea per la macchina uomo in modalità sport” Ed. Calzetti e Mariucci, 2020.

 

Photo by sporlab on Unsplash

 

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